Quando si parla di fotoinvecchiamento o fotoaging ci si riferisce all’invecchiamento cutaneo causato dall’effetto cumulativo delle radiazioni UV, soprattutto UVA, che rendono la pelle ispessita, ruvida, secca, desquamata e che favoriscono la comparsa e l’accentuazione delle rughe e delle macchie ipercromiche.

Le radiazioni ultraviolette infatti, del sole o delle lampade abbronzanti, causano danni alle strutture della cute, aumentando i processi ossidativi e l’instabilità delle cellule: questo si traduce in modificazioni profonde del nucleo con uno squilibrio nella produzione di collagene e nella sostituzione delle fibre del connettivo.

Il derma si irrigidisce, le fibre elastiche si riducono, cosicché la cute perde tono ed elasticità.

Le esposizioni ripetute ed intense ai raggi UV determinano una risposta simile alla cicatrizzazione con la deposizione di collagene di tipo I scarlatto, piuttosto che la consueta miscela di collagene di tipo I e III. Si osserva anche uno stato di infiammazione cronica che negli stadi finali porta ad una “disintegrazione” della matrice di supporto: il derma si ispessisce a causa delle ghiandole sebacee che si allargano e c’è una grande quantità di fibre elastiche ispessite, attorcigliate e degradate che degenerano in vere e proprie masse amorfe (elastosi solare). I melanociti – le cellule responsabili della produzione di melanina – aumentano di volume e si raggruppano, la pelle assume così una pigmentazione irregolare e compaiono le macchie, che possono essere diffuse su tutta la superficie corporea, ma che si manifestano soprattutto sul viso e sulle mani. Talvolta, nelle zone maggiormente fotoesposte, si può osservare anche la presenza di efelidi, lentiggini e teleangectasie, ovvero piccoli vasi sanguigni dilatati e si possono trasformare, soprattutto in età avanzata, in cheratosi attiniche, che si manifestano prevalentemente sul cuoio capelluto e su orecchie, labbra, mani e decolleté e che possono progredire. Il trattamento del fotoinvecchiamento è volto al rallentamento di questi processi e dell’ossidazione attraverso la fotoprotezione, l’applicazione di sostanze topiche attive come i retinoidi a base di vitamina A, oltre che attraverso trattamenti laser. La vitamina A topica si può trovare nella forma di retinolo e di acido retinoico. In questo articolo analizzeremo il ruolo di Radical Night Repair, formula messa a punto da ZO Skin Health Institute by Dr. Zein Obagi e che contiene Retinolo nella percentuale dell’1%.

Il retinolo è la scelta migliore per il trattamento cutaneo nel lungo periodo perché la pelle riesce ad “allenarsi” all’uso e, passato l’effetto dell’infiammazione acuta che si genera nel primo periodo di applicazione si evitano irritazioni a lungo termine che invece continuerebbero nel caso di utilizzo di acido retinoico. È in grado a livello epidermico di restaurare la funzione barriera cutanea e promuovere il rinnovamento cellulare attraverso la corretta maturazione dei cheratinociti delle cellule dello strato basale. Può, inoltre, ridurre l’iperpigmentazione inibendo la melanina attraverso blocco della tirosinasi (monofenolo monoossigenasi). Questa particolare formulazione nel derma stimola i fibroblasti nella produzione di collagene, sopprime collagenasi e matalloproteinasi determinando la riduzione delle rughe sottili e migliora l’idratazione aumentando la presenza di GAGs (glicosaminoglicani).

 

PRIMA E DOPO 12 SETTIMANE

Fotoinvecchiamento Radical Night Repair di ZO Skin Health - Dott.ssa Boscaini
Fotoinvecchiamento trattato con Radical Night Repair di ZO Skin Health prima e dopo

IL RUOLO DEL RADICAL NIGHT REPAIR CON 1% DI RETINOLO NEL FOTODANNEGGIAMENTO

Nel Radical Night Repair (retinolo all’1%, Zanthoxylum bungeanum, Helianthus annus, Rosmarinus officinalis) la particolarità è l’inserimento del retinolo in oleosomi. Questi ultimi sono costituiti da sfere microscopiche di olii di piante emollienti e vitamina E, circondati da una membrana di fosfolipidi e uno strato di proteine A contatto con la pelle collassano e rilasciano il loro contenuto sulla superficie cutanea gradualmente: si ottiene così un rilascio controllato e gli attivi rimangono presenti per lunghi periodi di tempo.

  • L’effetto primario sarà sulla superficie cutanea quindi quello di indurre esfoliazione con conseguente riduzione della pigmentazione superficiale oltre che levigazione di linee sottili e rughe.
  • L’effetto secondario sarà quello in profondità, per andare a risettare il funzionamento cellulare corretto.

 

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Dott.ssa Giulia Boscaini
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[Da L’Ambulatorio Medico, n. 61 – Dr.ssa Proietti I.]